Uniti si vince, essendo popolo e non casta
www.futuro-europa.it – Domenica si è celebrato il primo congresso nazionale dei Popolari per l’Italia. Un altro tassello del cammino riaggregativo di tutte quella parte di paese che si riconosce con i valori e gli ideali del popolarismo europeo ed italiano. Un’occasione anche per riaffermare la necessità inderogabile della ricostruzione di una classe dirigente politica capace di tradurre in proposta programmatica l’immensa vastità ideale che trascende dalla cultura del cattolicesimo popolare. Si riparte dunque da quell’urgenza di essere sempre di più impegnati nel far sì che la fede si ‘faccia’ cultura, ovvero diventi testimonianza capace di dare risposte concrete e possibili ai bisogni e al disagio dell’uomo.
Con questa posizione, capace di un’apertura totale al mondo e a tutte le sue provocazioni (sane) quotidiane, il partito Popolari per l’Italia si mette in discussione per dare risposta a uno slogan che ha fatto suo da mesi: si può essere partito solo se si è comunità. In tal senso quindi una comunità politica e civile non può prescindere dal definirsi attraverso un reale e solido processo di partecipazione democratica, ancorato a un saldo riferimento ideale che non può non poggiare sulla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Per questo si è andati a congresso: per testimoniare al paese intero che non abbiamo pensato all’ennesimo partitino volto a creare consenso per qualche posto in Parlamento ma abbiamo messo in campo il massimo impegno per dare una casa a tutti coloro che chiedono rappresentanza per le battaglie che da sempre ci contraddistinguono.
Siamo partiti però da un punto: per raggiungere tutti questi ambiziosi obiettivi occorre riportare al centro delle ragioni forti per cui una nuova generazione di laici cristiani torni ad impegnarsi nella vita attiva del paese. Come è stato detto, occorre far riscoprire ai giovani che ‘vale la pena’ fare politica perché in gioco c’e qualcosa di molto importante, per cui ne va del loro destino e delle loro famiglie. Per questo sfide come la lotta al terrorismo internazionale sono il banco di prova per ricreare questo ‘dinamismo popolare’: perché o saremo capaci di comprendere veramente le ragioni che sono alla base di questa ‘terza guerra mondiale’, come ha definito la crisi siriana Papa Francesco, o non esisteremo più come civiltà occidentale. Capire quindi che l’occidente ha il dovere di interrogarsi e ripartire da quello splendido discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona dove si afferma un punto chiaro e decisivo: o l’islam affronta il rapporto con il potere e con la violenza degeneratrice che genera una visione del potere dove Dio diventa strumento e non tensione ideale (come ha fatto il cristianesimo secoli addietro) o eventi drammatici come la strage di Parigi saranno drammaticamente all’ordine del giorno.
Come Popolari per l’Italia abbiamo celebrato il nostro primo congresso per raccogliere questo respiro, questa visione: perché solo facendo nostre queste parole potremo davvero essere incisivi nella realtà. Tutto questo però non è la fine di un cammino ma solo l’inizio: uno dei primi passi di una lunga strada. Ora occorre unirsi con tutti coloro che condividono questo desiderio di verità, giustizia, bellezza e libertà che scorre nei cuori della nostra gente e creare le condizioni per dar vita ad una futura casa comune: una casa dove tutta la vastità di popolo che si riconosce nelle nostre battaglie possa riconoscersi e tornare a partecipare e lottare. Per questo le prossime settimane saranno decisive per portare ognuno di noi il proprio pezzo di un puzzle che solo con la presenza di tutti i singoli tasselli potrà essere compiuto: noi Popolari per l’Italia abbiamo definito e presentato al paese il nostro, pronti a metterlo insieme a tutti gli altri che con noi vogliono costruire la casa comune dei popolari italiani.
Come amava dire Aldo Moro ‘un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere’. Per questo non sono oggi all’ordine del giorno i tatticismi politici che spesso si tendono a mettere al centro del dibattito politico: noi siamo questo tentativo di ‘raccogliere il nuovo che si annuncia’, insieme a tutti coloro che desiderano farlo lealmente insieme a noi. Dentro un perimetro chiaro e forte di alternativa ai populismi di Grillo e Renzi. Che con la nostra storia non hanno nulla a che vedere.
Mirko De Carli