RIFORME/Mauro: con Italicum porteranno a enorme deficit democratico
“La combinazione tra la legge elettorale e queste riforme costituzionali porterà a un enorme deficit democratico”. Così il senatore Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia e componente del gruppo Gal in Commissione Affari Costituzionali, intervenendo in Aula sulle riforme. “Con l’ulteriore modifica del Titolo V della Costituzione – ha spiegato- il sistema si trascinera’ dietro dei problemi rilevanti che potrebbero portare al collasso del nostro regionalismo. Quello che il governo sta facendo oggi ci costera’ altri 10 anni di conflitti davanti alla Corte Costituzionale per capire chi debba fare che cosa. Ci saranno temi, non modificati dalle nuove disposizioni e che richiedono una competizione tra poteri, sui quali le Regioni più attrezzate daranno il meglio di se’ e le altre, quelle con gli uffici legislativi più deboli, rimarranno indietro. Da qui, un pericolo per la democrazia che verrà dall’indebolimento del regionalismo”. Sul fronte della legge elettorale, ha aggiunto Mauro, “come evidenziò Mattarella nel 2005, c’è un problema di coerenza nel sistema. Se, infatti, ci sara’ il rafforzamento del ruolo del governo e del capo dell’Esecutivo, bisogna capire come si attrezzeranno gli altri poteri dello Stato per concorrere a risolvere i problemi del Paese. Ci sara’ un deficit democratico portato dall’abnorme premio di maggioranza destinato al partito piu’ il ballottaggio piu’ la composizione forzata del Senato”. Il problema, insomma, per Mauro, “non è nemmeno il Senato elettivo, ma cosa debba essere il Senato. Si pretende sia il Senato delle autonomie ma si lascia la conferenza Stato-Regioni come luogo del negoziato tra Stato e Regioni. Dal punto di vista politico, poi, questo è il Parlamento dove seggono i parlamentari del Pd, ma anche della Lega Nord, del Movimento 5 Stelle, di Forza Italia e, alla Camera, di Fratelli d’Italia. Questi ultimi partiti rappresentano le intenzioni popolari di voto di più del 50% di coloro che hanno votato, fare una riforma che tende a nientificare l’opinione del 50% dei votanti- conclude Mauro- è un pericolosissimo azzardo”.