“Niente pregiudizi se si vuole ripensare il centrodestra”. Intervista di Mario Mauro a Libero
LIBERO – L’ex ministro Mauro è tornato al fianco di Forza Italia e lancia la battaglia sulle riforme: «Si può rispettare il patto del Nazareno senza andare al voto come vuole Renzi, serve una norma ponte che congeli la nuova legge elettorale e regoli anche il Senato» – Mario Mauro intervistato da Franco Bechis – Da due settimane è praticamente tornato all’ovile di partenza: Mario Mauro, ex Pdl, unitosi a Mario Monti in Scelta civica, poi staccatosene con il gruppo Per l’Italia, ma restando nella maggioranza che in questa legislatura ha sostenuto prima il governo di Enrico Letta e poi quello di Matteo Renzi, ora è all’opposizione, entrato nel gruppo di Gal che a palazzo Madama affianca Forza Italia e il centrodestra. Per quel gruppo è entrato in commissione Affari Costituzionali proprio nel momento in cui si stanno facendo le scelte decisive sulla legge elettorale: «E il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha salutato il mio ritorno mostrando una certa inquietudine». In pochi giorni da lì è convinto di avere imparato tutte le tecniche di guerriglia: «C’è tutta la possibilità di fermare la corsa pazza verso le urne e l’approvazione rapida dell’Italicum con cui il governo vorrebbe avere presto un nuovo Parlamento più fedele. I modi ci sono, serve però una decisione».
E chi dovrebbe prenderla?
«C’è bisogno di un segnale chiaro da parte del presidente Silvio Berlusconi. Chiunque di noi si riconosca nel centrodestra ne ha bisogno: basterebbe una piccola riunione dove formalizzare la sua decisione. Deve dirci se vuole o no una alternativa a Matteo Renzi. Se la vuole, c’è il modo per non tradire il patto del Nazareno ma anche per non dargli una mano a realizzare i suoi piani elettorali in modo così rapido».
Quale è il modo?
«Renzi vuole l’Italicum entro il 24 dicembre. Senza Forza Italia non è in grado di farlo. Si può scongiurare quella fretta. Come? La soluzione tecnica viene dai costituzionalisti ascoltati in audizione: una legge-ponte diversa che regoli sia Camera che Senato per elezioni anticipate. Servirebbe anche per il Consultellum. Per l’Italicum la cosa più semplice è votare la clausola di salvaguardia scritta da Roberto Calderoli, che ne fissa l’entrata in vigore al momento della approvazione definitiva della riforma del Senato. Avremmo i numeri per costringere il governo a questo percorso. Ma deve sceglierlo Berlusconi».
Che però non vuole tradire il patto del Nazareno…
«Basta rispettare il patto e non fare andare alle elezioni. Poi certo, patto a parte bisogna tornare a fare opposizione. Guardi cosa è accaduto con le Regionali. Oggi la gente ha percepito che non ci sia una vera alternativa a Renzi, Lega a parte. Non che abbia creduto a Renzi fino in fondo, ma è convinta che quella sia la sola minestra che ci sia da mangiare, e quindi se ne sta a casa. Non è sbagliato, è una delle scelte più intelligenti che la gente potesse fare».
Però ha eletto due governatori del Pd, che staranno lì cinque anni.
«Certo: oggi mancando la squadra avversaria la squadra titolare vince, ma il pubblico sugli spalti è talmente arrabbiato perché non c’è il gioco in campo, che alla fine l’unico tema di interesse sono diventati gli scontri fra tifosi e polizia».
Salvini a parte, diceva…
«E infatti Salvini ha ragione: il centrodestra deve essere portatore di valori che oggi francamente restano abbastanza sullo sfondo».
Sembra che Berlusconi questo lo riconosca. Ma altri no, a cominciare dal centro destra di Angelino Alfano.
«Vero, e infatti è già iniziata la cantilena su: “ma come facciamo a costruire una area moderata, se poi l’imprinting lo deve dare uno come Salvini?”».
Lei è fra quelli che più hanno abusato di quel termine, «moderati».
«Ma io avevo in mente gente come Helmuth Kohl, che era sì moderato ma al momento buono si batteva come un toro in mezzo all’arena. Di moderati così non ne vedo. E quello di Salvini è veramente un falso problema: l’attrattività del leader è intimamente connessa alla sua capacità di credere davvero alle proposte che fa e alle idee che promuove. Non è quindi Salvini ad avere scarsa credibilità, ma sono i cosiddetti moderati del centrodestra. In quest’area il termine “moderazione” è ormai diventato sinonimo del fatto che non si crede più a nulla di quel che si dice».
La Lega ci crede, ma l’accusano di cavalcare temi populisti ed estremisti.
«Sembra quasi che se uno fa presa finalmente sulla gente, la sua debba essere per forza una posizione “populista”, “estremista” e “non razionale”. È patetico insistere su queste vuote parole come fa parte del centrodestra. Patetico continuare a ripetere che Berlusconi non ce la fa più. Benissimo. E allora? Chi ci prova? In queste condizioni bisogna solo osservare, e si vede chi ha più filo da tessere. Poi tutti debbono seguire chi ce la fa, perchè questo impone la ragione. Basta pregiudizi nel confronto del mostro leghista! Per altro io vengo dalla Lombardia, li ho visti fare in alcuni casi anche opposizione, e il mostro non lo vedo proprio».