CONTRIBUTI/ Intervista a Flavio Tosi di Mirko De Carli
LACROCE – Si è consumata pubblicamente la rottura tra Matteo Salvini e Flavio Tosi: alle prossime regionali la Lega appoggerà Zaia senza concedere la possibilità al sindaco di Verona di presentare una sua lista e avere voce in capitolo nelle candidature. Tosi dopo 25 anni di Lega lascia il Carroccio per percorrere nuove strade politiche. Il ‘leghista democristiano’, come lui si è più volte definitivo, viene in queste ore sostenuto nel suo scontro con gli ex compagni leghisti dai partiti di centro (Area Popolare e Popolari per l’Italia in primis) che premono per un sua discesa in campo già dalle prossime regionali in Veneto. Intanto lo stesso Tosi chiarisce che non aprirà le porte del comune di Verona a registri alla Marino o Pisapia e riafferma il suo convinto sostegno alla famiglia naturale.
Flavio Tosi,
In questi giorni lei è protagonista del dibattito politico nazionale per l’acceso scontro con Salvini sulle regionali in Veneto. Oltre che sul piano tattico in cosa consiste la sua presa di posizione e su quali contenuti intende investire politicamente nei prossimi mesi? Autodefinendosi ‘leghista democristiano’ come tratterà tematiche care al mondo cattolico come la valorizzazione della famiglia e la difesa della vita?
Per quanto riguarda le scelte e le decisioni la Lega Nord è sempre stato un partito con una sua articolazione territoriale, all’interno del quale è garantita una piena autonomia alle singole realtà regionali, come è giusto che avvenga in un movimento realmente autonomista e federalista. In questo caso, per la prima volta dopo più di venti anni, la Lega di Milano pretende di decidere liste e alleanze per le elezioni nel Veneto, cosa mai avvenuta prima in nessun’altra regione. Esiste poi anche una questione di sostanza, perché c’è chi in questi anni ha tenuto una linea coerente nel tempo, legata al federalismo e non alla secessione, dando messaggi meno propagandistici e più concreti su quelle che sono le reali possibilità di cambiare questo Paese, mentre oggi si cerca di spostare la Lega sempre più a destra e questo rischia di far perdere al partito quella capacità di rappresentanza trasversale che ha consentito di raccogliere 5 anni fa, alle ultime elezioni regionali del 2010, il 35 per cento dei voti, raccogliendo soprattutto i voti dell’elettorato che era stato della Democrazia cristiana. Per quanto riguarda la valorizzazione della famiglia e la difesa della vita, proseguo coerentemente quanto fatto da consigliere regionale, da assessore alla Sanità in Regione e infine da Sindaco di Verona, ovvero nel tutelare, attraverso aiuti e sussidi, la famiglia tradizionale formata da uomo e donna con figli, perno portante della nostra comunità e realtà che va maggiormente garantita, assieme alle fasce deboli della società, come anziani, donne sole con figli a carico e persone con fragilità e disabilità.
Andiamo più nello specifico: in una nota stampa recente lei ha dichiarato di voler attivare un ‘un attestato per il riconoscimento delle famiglie anagrafiche unite da vincolo affettivo’: può spiegarci meglio di cosa si tratta?
Essendo io una persona precisa e concreta il significato dell’attestato per le coppie unite da vincolo affettivo è esattamente quello contenuto nel provvedimento. Non si vuole e non si tende a parificare le unioni di fatto al matrimonio: infatti questa decisione non da seguito ad adozioni o a benefici quali la concessione di case popolari, ma garantirà che all’interno delle coppie di fatto i soggetti possano assistersi da un punto di vista socio-sanitario. Questa attestazione comunque verrà riconosciuta solo a chi ne abbia i requisiti: figli a carico o stabile convivenza sul territorio comunale da almeno due anni.
In molti hanno visto come ‘ambiguo’ il suo riferimento a un Dpr del 1989 in cui all’art.4 comma 1 dice che ‘agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune’: perché ‘strattonare’ il termine famiglia con l’accezione ‘anagrafica’?
È il Decreto presidenziale stesso del 1989 che parla di famiglia anagrafica, non è stata una accezione inserita da noi. In realtà, proprio perché il Vescovo di Verona ha precisato giustamente che per famiglia va intesa quella tutelata dalla Costituzione, nel provvedimento attuativo non si è più parlato di famiglia anagrafica ma di unione affettiva, appunto per distinguere le due cose che effettivamente restano su piani diversi.
Anche altre città hanno proposto soluzioni, di carattere diverso, per riconoscere le famiglie anagrafiche a cui fa riferimento lei. Con riscontri e adesioni davvero scarse. Non crede che questa iniziativa, oltre che essere poco chiara, possa essere poco utile?
Un Sindaco deve adottare dei provvedimenti non partendo dal presupposto che riguardano molti o pochi individui, ma pensando che servono alla comunità ed alle persone, soprattutto se, come in questo caso, non hanno nessun costo per la pubblica amministrazione. Sarà una scelta individuale che le cosiddette coppie di fatto potranno considerare o meno, ripeto, con gli esiti già esplicitati. La volontà e la portata del provvedimento sono chiaramente contenute nel documento attuativo, basta leggerlo per rendersi conto degli effetti che produrrà.
Cosa ha da dire a tutte le famiglie veronesi che hanno preso seriamente l’impegno del matrimonio e che vedono in un possibile attestato per il riconoscimento delle famiglie anagrafiche una possibile apertura a un futuro registro simile a quello realizzato da Marino e Pisapia?
Ai veronesi sposati ribadisco che il matrimonio e la famiglia danno seguito a benefici che sono e rimarranno a loro riservati, come aiuti e sussidi economici, assistenziali, possibilità di accedere alle case popolari e ad altri servizi. Nel momento in cui vi sono dei figli, però, l’Amministrazione deve tutelare i minori, al di là che esista un rapporto matrimoniale o meno, perché di fatto esiste un nucleo familiare: da noi non ci sarà nessun registro come quello di Milano.
Infine può rilevarci cosa farà da grande? Rimarrà sindaco a Verona o tenterà la sfida delle regionali da protagonista?
In questo momento è ancora prematuro dirlo, nei prossimi giorni sicuramente sapremo dare una risposta precisa. Ovviamente ci sono anche altre possibilità che andranno esaminate e affrontate con coerenza e dignità nel tempo.