Il nuovo interventismo russo
La recente scelta di Putin di intervenire direttamente in Siria col duplice obiettivo di combattere l’ISIS e, al momento, sostenere Assad ha fatto infuriare l’amministrazione USA e creato scompiglio sui media occidentali. I bombardamenti russi in aiuto al governo siriano sono stati una mossa inaspettata che ha sparigliato le carte in tavola e obbligato i governi occidentali a giocare di rimessa.
Gli USA si sono visti andare in fumo la loro strategia primaria nella zona che, apparentemente, sembrava soprattutto concentrata sull’eliminare Assad e a distruggere lo stato siriano facendone una nuova Libia, sono intrappolati in un inedito ruolo che è quello di commentatori dei bombardamenti altrui.
Obama arriva a sostenere, per screditare la posizione russa, che i primi bombardamenti avrebbero colpito non postazioni dell’ISIS quanto fantomatici “ribelli moderati siriani addestrati ed armati dagli USA”, lasciando intendere che i piani dell’amministrazione americana andavano assolutamente ben oltre la lotta all’ISIS.
Tuttavia il vero successo politico del Cremlino non sta nell’azione muscolare quanto nell’aver creato una coalizione che permette di avere una certa copertura politica, un certo peso nella comunità internazionale e, soprattutto, un certo margine di manovra anche a livello militare nel caso la situazione sul campo dovesse essere più dura del previsto. L’Iran e il Libano, nella fattispecie truppe di Hezbollah, stanno collaborando con il governo Siriano per combattere direttamente sul terreno i terroristi in Siria, permettendo alla Russia di mantenere formalmente la parola data nel recente incontro con Obama in cui Putin ha dichiarato che la Russia sarebbe intervenuta solo tramite bombardamenti e senza truppe sul terreno. In tutto questo va considerata la presenza nella zona di una portaerei cinese che, con tutta probabilità, ha una funzione eventuale di appoggio alla strategia russa, o al minimo, uno scopo dissuasivo per altri attori che pensassero di intervenire in questo scenario.
Assorda il totale silenzio del governo Italiano che, anche solo per questioni di prossimità, avrebbe ottime ragioni per valutare quale possa essere il proprio “interesse nazionale” e tentare una strada per perseguirlo. Al contrario, nonostante la guerra in Siria sia formalmente una delle grandi cause dell’immigrazione incontrollata che stiamo recentemente subendo (cosa che comunque i numeri stessi forniti dal Ministero degli Interni non sembrano assolutamente avvalorare per ora, al di là della vulgata che sembra essere diventata comune sui media nostrani).
Renzi non parla se non per lasciare intendere che sosteniamo vagamente la posizione USA che, al momento, non sembrerebbe assolutamente essere compatibile né con gli interessi europei né, in particolare, con quelli Italiani.
Nello specifico appoggiare i tentativi di rovesciamento di Assad, al momento, non è un obiettivo neanche vagamente sensato: se la storia recente ci ha insegnato qualcosa, e pare non averlo fatto in realtà, è che aver tolto un Capo di Stato sicuramente ambiguo come Gheddaffi ha però creato infinitamente più problemi di quanti non ve ne fossero con il dittatore libico al potere, senza aver ottenuto assolutamente nessun risultato politico degno di nota.
Appoggiare il cambiamento per il cambiamento, senza aver una chiara idea di quale possa una alternativa sicura, è in realtà appoggiare il caos e l’anarchia e oggi in Siria, ci sembra di poter dire che la nostra priorità non può essere in alcun modo promuovere il caos quando esistono già enormi problemi come il terrorismo islamico o una emigrazione incontrollata.
D’altra parte è vero che se il Governo Italiano non è in grado di elaborare una propria strategia non potremo che essere sempre succubi delle scelte, o degli errori altrui, siano i bombardamenti russi oggi o la balcanizzazione della zona promossa dagli USA.
Antonio Russo